Tappa 14 – Paris à bientôt

Pubblicato il 25 agosto 2025 alle ore 22:35

Da Notre-Dame al Louvre: tra code infinite, sorrisi furbi e capolavori da rincorrere.

Colazione di rito, con il nonno inseparabile dalla sua fascia elastica — segno che il tour comincia davvero a lasciare il segno! Poi rotta verso l’Île de la Cité per ammirare Notre-Dame.

La mattina inizia davanti a Notre-Dame, splendida anche nel suo look rinnovato post-incendio del 2019. Entrare? Impossibile: la coda era più lunga della cattedrale stessa. Così ci siamo limitati a un reportage fotografico da ogni angolazione, mentre scoprivamo anche una mostra dedicata al restauro. Con la guida in italiano scaricata al volo, ci siamo sentiti quasi esperti di restauro!

🔥 Curiosità – L’incendio di Notre-Dame (2019)
Il 15 aprile 2019 un incendio devastò la cattedrale, facendo crollare la guglia e gran parte del tetto. Molti tesori però furono salvati, tra cui la corona di spine e il grande organo. Dopo anni di lavori, la riapertura è prevista per dicembre 2024.

Salutata la regina dell’Île de la Cité, ci siamo concessi una passeggiata lungo la Senna, tra ponti storici, artisti di strada che suonavano jazz e quella magia parigina che non ti stanca mai. Ed eccolo, il colpo di scena: il ponte di Ratatouille! Yared e Mesfin non hanno resistito e si sono improvvisati piccoli topi disneyani, canzoni incluse, correndo sotto le arcate come se da un momento all’altro dovesse spuntare Rémy col mestolo. 🐭🍲

La pancia, intanto, reclamava attenzioni. Panini tagliati al volo, un assaggio di pâté per la lista dei “must gastronomici” e via, ricaricati.

☕ E da bravi italiani, la pausa caffè è sacra: Starbucks ci ha regalato il classico “caffettone lungo”, ma ci siamo adattati. Rapida anche la sosta nei negozi per cercare le scarpe da basket di Mesfin… spoiler: missione fallita.

--Simone inizio trasmissione--

Siamo entrati al Louvre con mezz’ora di anticipo rispetto al biglietto, accolti dalla gigantesca hall di vetro, quasi una sala d’attesa da aeroporto. Mappa in italiano alla mano, io, Mesfin e Yared ci siamo diretti subito al controllo biglietti. Prima tappa: gli Egizi. Sarcofagi, statue e geroglifici che ci hanno catapultati nel Nilo dell’antichità.

Poi via, piano superiore, dentro il labirintico Louvre. Dopo corridoi infiniti siamo arrivati nella sezione del Rinascimento italiano. Qui, la stanza più affollata: quella della Gioconda. Orde di gente in coda, cellulari sollevati come in un concerto, eppure dopo qualche minuto siamo riusciti ad arrivare a tu per tu con la “signora del sorriso”. Due-tre minuti intensi, diverse foto e la soddisfazione di poter dire: “c’eravamo anche noi”.

Proseguendo, abbiamo completato la sezione italiana e, tra ascensori e scale che sembravano progettati per far perdere i turisti, siamo approdati nella galleria delle statue greche. Yared non ha resistito: imitava le pose delle statue con una serietà disarmante, trasformandole in piccole performance comiche immortalate subito da Mesfin.

Prima di uscire, tappa al negozio: moneta della Gioconda presa, souvenir garantito sia per Yared che per il nonno. Poi eccoci fuori, davanti a quello che pensavamo fosse l’Arco di Trionfo… che invece era l’Arco di Carrousel. Poco male, Parigi regala sempre sorprese.

- Fine delle trasmissioni di SImone -

☀️ Il “nostro” Louvre, fuori dalle mura

Mentre i tre esploratori si perdevano tra mummie, quadri e statue, noi restavamo fuori, all’ombra delle Tuileries. Relax puro: panchine, una leggera brezza e il sottofondo del “fenomeno sociale” dei venditori ambulanti. Ovunque: miniature della Tour Eiffel, bottigliette d’acqua gridate a gran voce (“un euro, un euro!”) e selfie stick agitati come spade.

Ci siamo intrattenuti osservando il piccolo zoo urbano: piccioni tronfi, passerotti saltellanti e stormi di storni che volteggiavano tra i viali. Uno spettacolo alternativo e, a modo suo, molto parigino.

Così, mentre dentro il museo la folla si accalcava davanti a Leonardo, fuori la vita scorreva più lenta, con i suoi dettagli minuscoli che spesso passano inosservati.

Dai Giardini delle Tuileries, tra un obelisco e un saluto alla Tour Eiffel che sbucava in lontananza, abbiamo ripreso la metro e siamo tornati in hotel per una doccia veloce. Perché? Perché c’era una promessa da mantenere: il McDonald parigino che Yared aspettava da mesi. Tema del mese: Canada. Non chiedeteci perché, ma abbiamo cenato con hamburger e patatine “a tema foglia d’acero”.

E non poteva mancare il gran finale: di nuovo alla Tour Eiffel. Prima al tramonto, poi illuminata. Ci siamo seduti sul prato come veri parigini doc, ad aspettare che la regina di ferro cominciasse a brillare di lucine dorate. Ci siamo scatenati con gli scatti: più di duecento foto solo stasera. Uno spettacolo che non ti stanca mai, anche se l’hai già visto mille volte.

Km percorsi a piedi 18,2 - piani saliti 29 (qualcosa in meno per chi non era al Louvre)

✨ “A Parigi ogni angolo è una sorpresa, ma la magia più grande resta sempre lei:
la Tour Eiffel che scintilla nella notte.”

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