Tappa 13: sali e scendi per Parigi Sali Scendi a Parigi ๐Ÿ—ผ๐Ÿš‡

Pubblicato il 24 agosto 2025 alle ore 23:56

Tra scale infinite, metro da maratoneti e panorami che ripagano ogni fiatone!

Oggi Parigi ci ha messo alla prova con il suo saliscendi. Prima meta: il Sacré-Cœur.

Noi scegliamo la via comoda, il funicolare, mentre Mesfin decide di giocare a Rambo e affrontare le scale con passo baldanzoso.

Arrivati in cima, la basilica bianca svetta sulla città come una regina, e Montmartre ci accoglie con le sue viuzze pittoresche, gli artisti in piazza intenti a ritrarre turisti e qualche poeta mancato che prova a venderti il suo acquerello. Da lassù cerchiamo con lo sguardo la Tour Eiffel… ma niente, neanche l’ombra.

๐Ÿ’ก Curiosità – Sacré-Cœur: costruito dopo la guerra franco-prussiana, è diventato simbolo di speranza e fede per i parigini.

La discesa verso Pigalle è tutta un alternarsi di risate e foto. In metro parte la sfida: Yared e Mesfin contro “gli anziani” sulla scala mobile. Indovinate chi vince? Diciamo che il record di velocità non è andato ai più saggi del gruppo. ๐Ÿ˜…

Con lo stomaco che brontola ci fermiamo a pranzo: asian food rapido ed economico. La vera sorpresa è la nonna Dada, che si rigenera come una ventenne con i suoi noodles in brodo bollente. ๐Ÿ’ช

Poi via, ancora a piedi fino al Moulin Rouge: foto di rito davanti alle pale rosse, un po’ di immaginazione su come dev’essere di notte, e metro direzione Arco di Trionfo. Qui ci perdiamo nel caos dei dodici viali che si incontrano sotto il monumento, prima di lanciarsi lungo gli Champs-Élysées. Mesfin finge di fare shopping, noi fingiamo di crederci, passiamo il Grande Paleè e 

๐Ÿ’ก Curiosità – Champs-Élysées: il nome viene dalla mitologia greca e significa “campi elisi”, il luogo dove riposano gli eroi.

Per la merenda ci rifocilliamo: caffè per i grandi, acqua a secchiate per tutti e – manco a dirlo – l’immancabile crêpe di Yared, che ormai sembra aver firmato un contratto a vita con la Nutella. C’è chi, per digerire, si è fatto subito “autocnono” stendendosi sul prato come un parigino doc, e chi invece ha preferito la cara vecchia panchina.

Riprendiamo la passeggiata e ci ritroviamo davanti al Grand Palais e al Petit Palais, due giganti che si guardano in faccia con aria di sfida, come a dire: “vediamo chi ha la cupola più bella”. Anche qui, foto di rito e via, perché Parigi non concede soste troppo lunghe: ha sempre un altro scorcio pronto da mostrarti.

La sera, mentre i nonni si concedono una pausa in hotel, noi quattro ci avventuriamo nei Quartieri Latini. Li ricordavo pieni di tavoli all’aperto e artisti di strada; oggi li troviamo trasformati, più “internazionali” che francesi. Ma scavando bene riusciamo a trovare un localino autentico, e qui depenniamo due grandi classici: l’escargot e la soupe à l’oignon. Yared, ormai carnivoro incallito, opta invece per carne alla brace portata direttamente in tavola: un vero spettacolo, passeggiata digestiva al Pantheon, la Tour Eiffel luccica e noi prendiamo la metro.

Parigi ci ha fatto camminare, sudare e mangiare come se non ci fosse un domani. Ma che giornata: tra salite, discese e sorprese culinarie, la città non smette mai di trasformarsi e sorprenderci.

Camminata: KM 16 - piani saliti 30

โœจ “A Parigi si sale, si scende, si mangia e si sogna. E a ogni curva ti sembra di iniziare un viaggio nuovo.”