Kyoto quanto sei bella

Pubblicato il 18 settembre 2007 alle ore 18:25

Eccoci pronti a visitare la vecchia capitale giapponese, abbandonata secoli fa per la più moderna Tokyo. Qui si respira a pieno l'aria dell'antico Giappone.
Ci alziamo di buonissima ora (6:30) per andare a Nara, ma dato che la sera prima abbiamo girovagato cercando un posto per mangiare (qui alle 10:00 chiudono tutti), ci siamo girati dall'altra parte decidendo di trascorrere la giornata che si apriva davanti a noi ai templi di Kyoto nord-ovest.

Essendocene una quantità industriale, li selezioniamo portandoci nella zona del famosissimo Padiglione d'Oro.

Una volta compreso che qui i bus sono come la metro di Tokyo, ci lanciamo alla scoperta del primo tempio, famoso per avere al suo interno templi minori con splendidi giardini zen.

Nel primo e magnifico giardino (che simulava il mare del Giappone) abbiamo incontrato il super abate che, appena scoperto che eravamo italiani, ci ha fatto mille feste etichettandoci come la "sua migliore occasione"... e rifilandoci una bella morale Zen in italiano (con tanto di accenno all'inno in fondo), fugge via lasciandoci sconvolti e sbigottiti.

Dopo l'altro rilassante giardino prendiamo il bus alla volta del Padiglione d'Oro: SENZA PAROLE. Veramente uno spettacolo: questo padiglione in mezzo a uno specchio d'acqua che riflette la luce del sole ci lascia senza parole.

Dopo aver passato molto del nostro tempo qui, ci è venuta fame e così ci siamo diretti verso il Ninna-ji Temple e abbiamo degnamente mangiato di fronte alla sua enorme porta di legno una bella zuppa di udon e soba. Una delle prime e uniche volte che ho sentito il Simo fare complimenti a qualcosa di brodoso... anche qui il Giappone fa miracoli (by Jenny).

Ci apprestiamo a visitare il tempio, partendo con l'entrare nei giardini di meditazione del vecchio imperatore: sono qualcosa di splendido, con i sassi bianchi, gli alberelli, la cascata, il muschio usato come erba, gli aceri giapponesi che stanno cambiando colore per prepararsi all'autunno (anche se qui la temperatura è tropicale). Lasciata l'oasi di pace (rigorosamente visitata senza scarpe), andiamo verso il tempio vero e proprio con annessa pagoda a 5 piani: che dire, bello e imponente, proprio come piace a noi, tutto di legno scuro.

A malincuore, e per non essere chiusi dentro, torniamo verso il ryokan (ahhh... futon... quanto si dorme bene). Qui ci attende una vera lezione di vita da locanda: la gonna della Jenny si era scucita in ben 3 punti diversi. Le abbiamo chiesto un ago e la locandiera, come le vecchie insegnanti geisha, ci accompagna in camera e, inginocchiata, ricuce gli strappi con una tecnica tutta sua: gentilissima. Anche questo è Giappone!

Non contenti del tour del giorno abbiamo fatto anche quello della sera: giretto per i vicoli lastricati di Gion e cerimonia del tè con un gruppo ben assortito: Babbo Natale e signora (americani), zio di Francia e consorte (ovviamente francesi), madre e figlia (argentine) e noi. Le due insegnanti in kimono ci hanno prima mostrato e poi fatto eseguire la cerimonia, con tanto di bevuta. Anche qui l'ennesimo miracolo giapponese: Simone non ha sputato il tè verde, sempre ripudiato, in onore dell'Asahi, detta anche biru dai giapponesi. E ora si mangia.

Ci infiliamo in un elegante bettolio jappo e, tolte le scarpe, cerchiamo di sederci come loro a terra, ma ci arrendiamo e stendiamo le gambe per i crampi. Iniziamo a ordinare, pronti ad ogni tipo di cibo, tanto che Jenny mangia riso con le larve e Simone una frittata gelatinosa di tofu fritto: tutto buono però. Anche oggi è finita: si torna al nostro futon. Notte.

Crea il tuo sito web con Webador