Tappa 6: Dalla Normandia alla Bretagna, seguendo la marea

Pubblicato il 17 agosto 2025 alle ore 22:11

Mont-Saint-Michel, scale infinite, ostriche regali e bastioni corsari: dalla Normandia alla soglia della Bretagna.

Sveglia presto (con Yared che già alle 7:30 si è fatto fuori 4 mini-crêpes alla Nutella, mentre Mesfin arrancava ancora mezzo addormentato πŸ˜…) e via verso la regina della giornata: Mont-Saint-Michel.

La marea era bassa, e l’isola si è svelata davanti a noi come una visione sospesa tra sabbia e cielo. Le mura grigie brillavano di luce dorata, mentre il profilo appuntito dell’abbazia sembrava toccare le nuvole. Entriamo senza code, e ci aspetta la vera sfida: scale, scale e ancora scale. Mesfin le macina come se avesse le molle sotto i piedi, saltellando da un gradino all’altro, mentre noi altri arranchiamo con passo molto più umano, fermandoci ogni tanto a “fingere di fare foto”.

Il borgo è un intrico di viuzze medievali, con insegne in ferro battuto, botteghe che sembrano uscite da una fiaba e panorami che cambiano a ogni curva. Dentro l’abbazia si respira un silenzio solenne: sale immense, chiostri sospesi e corridoi che sembrano non finire mai. Nel cortile ci sorprende persino il famoso cavallo delle Olimpiadi, quello che “correva sull’acqua” 🐎✨, come se fosse un guardiano moderno in un luogo millenario.

Nonostante la folla, Mont-Saint-Michel resta un posto che ti ipnotizza. Quando usciamo, assistiamo al momento più suggestivo: la marea che lentamente risale. Vedere l’acqua avanzare piano ma inesorabile, inghiottendo la sabbia che pochi minuti prima calpestavamo, è qualcosa che mette i brividi.

πŸ’‘ Curiosità – Mont-Saint-Michel: la marea qui è tra le più veloci d’Europa. Victor Hugo la descrisse dicendo che “avanza alla velocità di un cavallo al galoppo”. Non a caso l’isola, per secoli, è stata considerata un luogo mistico e quasi inaccessibile.

Da Mont-Saint-Michel ripartiamo con lo stomaco che brontola e ci fermiamo in un posto a caso lungo la strada: tavoli all’aperto, un’aria un po’ improvvisata ma la sorpresa è dietro l’angolo. Qui depenniamo l’omelette francese, soffice e dorata, accompagnata da un contorno semplice ma gustoso. Bravi noi: un altro tassello aggiunto alla lista gastronomica! 🍳✨

Poi eccoci a Cancale, patria indiscussa delle ostriche. Il porto è una cartolina: barche colorate adagiate sulla sabbia, reti da pesca appese qua e là, conchiglie che luccicano al sole e gabbiani che pattugliano in cerca di un boccone. Il tutto sotto un sole che picchia senza pietà. L’atmosfera è vivace, quasi da mercato in festa. Sui banchetti i venditori aprono ostriche a raffica, con un colpo secco che sembra un piccolo spettacolo da strada.

Ci guardiamo negli occhi con aria un po’ terrorizzata e poi… via al temutissimo assaggio. In realtà paura per nulla: erano fresche, salate al punto giusto e buonissime! Yared, con la faccia più coraggiosa di sempre, le manda giù come un veterano, mentre Mesfin storce il naso ma poi cede anche lui. E già che ci siamo, parte pure il lancio dei gusci: via dalla banchina verso il mare, uno sport improvvisato che diventa subito tradizione di famiglia. βš“πŸ¦ͺ

Intanto ci accorgiamo che la marea si è abbassata lasciando scoperte lunghissime lingue di sabbia: un paesaggio quasi lunare, che cambia sotto i nostri occhi e svela le enormi distese dove crescono le ostriche. Nonno Loris, però, in quel momento era… disperso: si era chiuso in bagno e ha perso lo spettacolo, tornando con aria innocente come se nulla fosse. πŸ˜‚

πŸ’‘ Curiosità – Cancale: già nel XVII secolo le ostriche di Cancale erano così famose che venivano spedite direttamente alla tavola del re Luigi XIV a Versailles. Oggi se ne raccolgono ancora migliaia ogni giorno, grazie alle enormi distese di allevamenti visibili dalla costa.

Con Cancale ancora in bocca (e qualche guscio lanciato in mare πŸ˜…), ci rimettiamo in macchina e in poco tempo arriviamo a Saint-Malo. L’effetto è immediato: mura imponenti, bastioni che guardano l’oceano e un’atmosfera che sa di pirati e avventure. Entriamo tra i vicoli della città fortificata, con negozietti, crêperie e bandiere che sventolano al vento, mentre il mare da sotto ruggisce contro le rocce.

La spiaggia è enorme, dorata e viva di gente che passeggia, gioca e prende il sole.

Il vento non dà tregua, ma qui sembra quasi far parte del gioco: spettina i capelli, porta l’odore del mare e rende l’atmosfera ancora più autentica. Ci perdiamo un po’ tra le vie e le piazzette, con l’impressione che dietro ogni angolo possa sbucare un bucaniere.

πŸ’‘ Curiosità – Saint-Malo: nel XVII e XVIII secolo la città era un nido di corsari, marinai autorizzati dal re di Francia a depredare le navi nemiche. Da qui partì anche Jacques Cartier, l’esploratore che scoprì il Canada. Oggi invece Saint-Malo è soprannominata “la città dei navigatori” e attira ogni anno milioni di visitatori.

Arriviamo a Ruca in serata, accolti nella nostra chambre d’hôtes “dal gusto alternativo”. La proprietaria, scalza e sorridente, ci riceve come se fossimo parenti tornati da un lungo viaggio: poche formalità, tanto calore. Le valigie finiscono in camera quasi da sole e noi ci prepariamo al rito conclusivo che ormai è tradizione: la classica partita a Macchiavelli. Tra carte, risate e piccoli screzi da veri “campioni di famiglia”, la giornata si chiude così, con il profumo della Bretagna appena iniziata.

✨ “Oggi la Normandia ci ha salutati con maree, ostriche e bastioni, domani la Bretagna ci accoglierà con nuove avventure.”

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