Tra Vannes da cartolina e l’elefante di Nantes πβ


Colazione da re, dopo tutto è un business hotel a 4 stelle — con cuscini memory che ci hanno fatto dimenticare (quasi) i trattori della notte. Riposati e ben nutriti, salutiamo il nostro castello moderno e puntiamo verso Vannes, cittadina che ci accoglie con un fascino immediato.
Qui la Bretagna sfodera il meglio:
πΈ i giardini alla francese curatissimi, pieni di fiori che sembrano dipinti;
β il porto, un piccolo angolo di relax dove le barche riposano placide;
ποΈ le case a graticcio, perfettamente conservate, che trasformano il centro in una cartolina vivente.
Ci perdiamo volentieri tra le viette pulite e luminose: sarà il sole che ci accompagna stamattina, o forse il privilegio di passeggiare presto, quando i turisti non sono ancora arrivati. L’atmosfera è rilassata e ci godiamo la città come se fosse tutta nostra.
Nonna Dada, già con l’occhio lungo, individua una casetta che avrebbe comprato al volo (“Io qui ci vivrei!”). E, come ormai da copione delle nostre vacanze, Nonno Loris riesce pure a fare amicizia: stavolta con un turista tedesco, a cui intona senza esitazione un improvvisato “’O sole mio”. Risultato? Applausi dei passanti e un pubblico internazionale conquistato. πΆπ
π‘ Curiosità – Vannes: la città, fondata dai Romani, era un punto strategico della Bretagna. Ancora oggi conserva un lungo tratto di mura medievali tra i meglio mantenuti di Francia, che regalano scorci unici tra torri e giardini.
Con non poca esitazione lasciamo Vannes e, prima di salutare la Bretagna, ci concediamo una deviazione a Rochefort-en-Terre, famosa come “la cittadina più fiorita di Francia”. E non è un titolo a caso: ogni balcone, finestra e angolo di strada è letteralmente esploso di fiori. πΊπΈπΌ
Le case in pietra, solidissime e pittoresche, sembrano uscite da un libro illustrato; il paese è curato fin nei dettagli, tanto che passeggiare tra i negozietti artigianali diventa quasi un gioco. Qui il tempo rallenta e l’occhio si perde tra stoffe, ceramiche e botteghe che sanno di antico.
La pausa pranzo è “alla francese”: baguette in piazzetta. Ma sorpresa! Per la prima volta Yared storce il naso e dichiara lo sciopero del pane francese. La soluzione arriva subito dopo: ci fermiamo in un café e lui si riscatta con una quiche lorraine calda e fumante, mentre noi ci concediamo un profumatissimo caffè bretone. Risultato? Calorie ricaricate, sorrisi recuperati.
Ultimo giretto tra i vicoli, Yared conquista il suo immancabile doblone di viaggio, e con questo bottino simbolico possiamo dire addio alla Bretagna. Salutiamo le brughiere, i fari e il vento capriccioso: il nostro Doblò punta verso sud-est, destinazione Loira. πβ¨
π‘ Curiosità – Rochefort-en-Terre: premiata più volte come “Village préféré des Français”, il borgo deve gran parte del suo fascino al pittore americano Alfred Klotz, che nel 1907 acquistò il castello locale e incentivò gli abitanti a decorare le case con fiori. Una tradizione che oggi è diventata il suo marchio di fabbrica.


π¬οΈ “Addio, Bretagna: terra di vento che spettina, di mare che ruggisce e di crêpes che confortano. Ci lasci con i capelli arruffati, le scarpe bagnate e il cuore pieno… ma tranquilla, ti portiamo via in tasca, tra i dobloni di Yared e i ricordi che profumano di salsedine.” πβ¨


Arriviamo a Nantes e subito ci sembra di essere catapultati in un’altra dimensione: la città è enorme, viva, ma con tante parti in ristrutturazione, inclusa la sua maestosa cattedrale. Un mix di antico e moderno che ti lascia un po’ spiazzato.
Prima di addentrarci nel centro, puntiamo dritti all’Île de Nantes, dove ci aspetta uno spettacolo unico: il famoso elefante meccanico. L’intera area dei vecchi cantieri navali è stata riadattata per ospitare le straordinarie Machines de l’île, ispirate al mondo visionario di Jules Verne (nato proprio a Nantes).
E lì, davanti a noi, compare lui: gigantesco, di legno e metallo, che si muove e barrisce come un vero animale. Uno spettacolo ipnotico! Ma il meglio arriva quando dalla proboscide spara getti d’acqua sui passanti: Yared, ovviamente, ci si lancia sotto apposta e riesce pure a prendersi il getto diretto in faccia, ridendo come un matto. π
Non contento, si lancia anche su una delle attrazioni minori: un piccolo carosello meccanico, dove finisce a cavalcare un verme gigante che sembrava uscito da un incubo steampunk. Esperienza surreale ma assolutamente indimenticabile.
π‘ Curiosità – Machines de l’Île: il progetto nasce nel 2007 come unione tra ingegneria, arte e immaginazione. L’elefante è alto 12 metri, pesa 48 tonnellate e può trasportare fino a 50 passeggeri sul dorso!

Km 156 - Tempo 2:27
Dopo esserci lasciati incantare dalle Machines de l’Île e dall’elefante sputacchione, facciamo un salto anche nel centro di Nantes. Giusto un giretto veloce da turisti-lampo: due foto al Castello dei Duchi di Bretagna, un’occhiata veloce alle stradine del centro e via. La città è enorme e meriterebbe più tempo, ma oggi abbiamo già dato con elefanti e vermi giganti. πΈπ°
Poi ci ritiriamo in albergo per una ricarica veloce. La serata si chiude con una cena in città, dove ovviamente parte il nostro classico toto-conto: chi mangia di più, chi spende di meno, chi bara sui calcoli. Ma stavolta entra in scena una nuova, epica disciplina: il “conta-la-cozza”. Quante moules sarà riuscita a divorare Jenny? π₯π
Il verdetto resta negli annali familiari, tra risate, forchette che si incrociano e il cameriere che ci guarda con la pazienza di un santo.
β¨ Nantes ci saluta così: tra futuro steampunk, storia medievale e cozze a volontà.
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